LA VALLE DA PESCA LAGUNARE

Attraversato il Ponte a Bilanciere di Caposile, dove la Piave Vecchia incontra il Taglio del Sile, dopo aver attraversato il ponte di barche, ha inizio il sentiero naturalistico del Taglio del Sile che ci porterà verso la valle da pesca e gli spazi aperti della Laguna di Venezia. Iniziato il sentiero, alla nostra destra, il fiume di risorgiva ci accompagnerà per tutto il percorso permettendoci di osservare e cogliere le differenze tra l’ecosistema fluviale e quello lagunare. Il Taglio del Sile rappresenta una grande opera idraulica che aveva e ha tuttora, lo scopo di tutelare e salvaguardare la laguna di Venezia. Quest’opera di canalizzazione fu realizzata dalla Serenissima Repubblica di Venezia tra il 1680 e il 1684 al fine di allontanare le acque del Sile, che sfociavano in Laguna con due rami naturali, il Silone e Siloncello vicino all’isola di Torcello. Il Taglio consente quindi di allontanare le acque del Sile dalla laguna e di portarle verso est nel vecchio alveo del Piave all’altezza di Caposile e da qui, seguendo il perimetro lagunare, al mare. Superata la casa padronale di Valle Dogà, il sentiero si apre alla vista della valle da pesca e degli ampi spazi lagunari, mentre sul lato destro il Taglio del Sile è accompagnato e protetto dal un folto canneto. Le specie ittiche allevate sono l’Orata, il Branzino o Spigola e le cinque specie di Cefali o muggini: Caustello, Lotregan o Otregan, il Verzelata, la Bosega e la Volpina. Il paesaggio è caratterizzato da un mosaico di diverse situazioni d’ambiente chiamati biotopi, cioè luoghi di vita. I biotopi più importanti che caratterizzano il paesaggio lagunare e visibili dall’argine, sono rappresentati dagli specchi d’acqua salmastra stagnante con basso fondale, e dalle piccole isolette chiamate barene che si sono formate in seguito all’apporto di materiale solido su bassifondi melmosi, ricoperte successivamente di vegetazione alofita in grado di sopportare suoli intrisi di sale e acque salate. Le barene sono colonizzate da due graminacee la Spartina e il Gramignone, che hanno la funzione con le loro radici di stabilizzare, consolidare e trattenere il limo delle barene stesse e di evitarne l’erosione. La nota di colore invece è data dalla Salicornia veneta, specie annuale endemica della laguna veneta, succulenta e con fusto eretto e ramoso, di colore verde nel periodo estivo che si colora di rosso in autunno. È presente inoltre il Limonio, chiamata dai veneziani “erica de mar ” la cui fioritura nel periodo estivo ricopre le barene di un intenso e suggestivo colore lilla. Tra le barene si notano dei piccoli canali comunicanti tra loro e con i canali più grandi, chiamati ghebi, diramazioni minori dei canali lagunari che, nella laguna aperta, segnano le velme con i loro meandri. Nelle giornate limpide e spazzate dal vento di bora proveniente da est, all’orizzonte si notano ben visibili anche ad occhio nudo, il campanile pendente di Burano e quello a base quadrata dell’isola di Torcello. La presenza del pesce nelle valli da pesca, richiama molte specie ittiofaghe obbligate come il Cormorano comune e di recente il Marangone minore, riconoscibili facilmente quando stazionano a terra sulle barene o sostano sui rami delle tamerici, con le ali aperte per asciugarsi al sole e all’aria dopo aver pescato. Sono presenti anche le specie ittiofaghe facoltative, cioè con spettro alimentare vario, come gli Aironi, uccelli appartenenti alla famiglia degli Ardeidi. Per la presenza dei folti canneti che circondano la gronda lagunare, si possono osservare oltre alla Garzetta e all’Airone cenerino, lo splendido Airone rosso che predilige gli estesi canneti perifluviali della gronda lagunare e l’Airone bianco maggiore una specie migratrice regolare considerata fino a poco tempo fa rara ed ora abbastanza comune e nidificante. Folta è la presenza dei Laridi, famiglia a cui appartengono il Gabbiano reale comunemente chiamato dai veneziani magoga, e il Gabbiano comune detto cocal. La valle inoltre é meta di molte specie di Anatidi svernanti, tra cui le Morette, i Moriglioni, le Alzavole e i Mestoloni che nella valle da pesca trovano riparo e possibilità di alimentarsi. Proseguendo la nostra passeggiata, troviamo un boschetto per lo più di Tamerici comuni ospita una grande garzaia, definita “la città degli aironi”. Vi si trovano, a varie altezze, centinaia di nidi di Garzetta, Nitticora, specie migratrice chiamata anche “corvo notturno” per l’abitudine di cacciare e di volare anche di notte, e di Aironi rossi. La recente costruzione della pista ciclabile e il conseguente elevato disturbo antropico, stanno oggi purtroppo alterando la garzaia e le nidificazioni presenti sono per lo più di Cormorani. Nella laguna aperta, in corrispondenza delle basse maree, i fondali relativamente poco profondi si scoprono mettendo a nudo le Velme. Su questi strati melmosi in primavera piccoli trampolieri chiamati limicoli, si affrettano alla ricerca di cibo roteando e infilando il becco, nel limo alla ricerca di molluschi, crostacei e policheti, prima che l’alta marea ricopra il fondale. Consolidata è anche la presenza dei Fenicotteri rosa che da qualche anno stazionano e nidificano regolarmente. Sulla destra del sentiero, al di là del fiume e della rotabile, si erge l’Idrovora Lanzoni. Si tratta di un impianto di sollevamento idraulico che permette di abbassare le acque di superficie del bacino di Bonifica. I suoli della zona infatti risultano sotto il livello del mare di almeno un metro, mentre il Sile scorre pensile rispetto al piano campagna. Seguendo il sentiero intravediamo la conclusione della nostra passeggiata presso la Conca di Portegrandi.